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Da dimora nobiliare a cantina e...

L'EVOLUZIONE

I locali del ristorante “Il Terrazzino” hanno subito nel corso degli anni un’evoluzione straordinaria. In principio c’erano stalle, magazzini e abitazioni della servitù del signorotto che viveva nella casa nobiliare sovrastante. Successivamente fu adibita a cantina. Per i materani questa tipologia di cantina era chiamata “U’cjddèr”, “Il Ciddaro”.

I ciddari

I ciddari erano luoghi di incontro, svago e socializzazione soprattutto per i contadini che si ritrovavano qui dopo la dura giornata nei campi. Oltre alla consumazione nei ciddari avveniva anche la produzione e la conservazione, favorita dalle condizioni di temperatura e umidità che garantivano i locali ipogei dove era spesso ubicati.

Attraverso dei fori nei soffitti delle cantine, che comunicavano con la stradina sovrastante, si calavano i grappoli d’uva che successivamente venivano pestati nei “palmmidd”. I Palmenti erano delle vasche larghe e poco profonde, molto spesso ricavati nella roccia impermeabile, in cui avveniva la pigiatura e la fermentazione dei mosti. Il nostro palmento oggi è ben visibile ed è adibito ad angolo bar.

Il cantiniere custodiva gelosamente i sui attrezzi da lavoro in appositi spazi ricavati molto spesso nelle parti più profonde della cantina “u stern”, il nostro è facilmente individuabile dall’alta cancellata. Sulle parti laterali della cantina su degli appositi rialzi, erano poste in fila un gran numero di botti e all’occorrenza il vino veniva spillato e servito in boccali decorati chiamati rzzil.

I ciddari non erano osterie, infatti i clienti portavano da casa piccoli campioni della produzione propria come ad esempio legumi arrostiti, finocchio, salumi, taralli, pane e formaggio. Durante la cena si offriva agli altri commensali le proprie vivande facendo nascere un naturale confronto, discussioni e paragoni sulla capacità nel produrre o conservare i vari prodotti tipici. Nei ciddari era assolutamente vietata la presenza delle donne, eccetto per la proprietaria della cantina, la cantinera, che era rispettata da tutti.

Oltre ai contorni, di produzione propria, il piatto più amato dai commensali era la carne al cartoccio che però, non era cucinata in loco ma veniva acquistata dalla vicina via delle Beccherie, la “via delle Macellerie”. A quei tempi era una delle vie più vivaci della città grazie alla presenza di un massiccio numero di macellerie. Quest’ultime, oltre alla normale attività, vendevano anche la carne al dettaglio, cotta in appositi forni a legna e pronta per essere mangiata in una di queste cantine. Per preservare i sapori e il calore le macellerie mettevano il contenuto in un involucro di carta paglia e carta oleata, come oggi “Il Terrazzino” continua a servirla nel rispetto della tradizione.

Arrivati nella cantina il cliente si sedeva a fianco di amici e conoscenti su delle panche lunghissime che ospitavano un gran numero di commensali. Non appena il cantienere serviva il vino fresco si “strappava” letteralmente l’involucro a protezione della carne già cotta e la cena era servita.

Di seguito si riportano alcune delle foto di comparazione di come era la nostra cantina quando nel 1977 sono iniziati i lavori di ristrutturazione e l’attuale conformazione del ristorante il terrazzino.